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Stefano Mazzotta, 1980.

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Fotografia e altre storie.
 
 

Dopo la formazione alla Scuola di teatro dei Cantieri Teatrali Koreja in Puglia, nel 2000 mi diplomo come coreografo alla Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, costruendo così la mia visione artistica nel segno della contaminazione di generi e linguaggi.

 

Ho studiato teatro e danza, tra gli altri, con Jan Cebron, Beatrice Libonati, Bruce Michelson, Marco Baliani, Raffaella Giordano, Michele Abbondanza, Maria Consagra. 

Ho lavorato come interprete per Ismael Ivo, Hervè Koubi, Luca Veggetti, Avi Kaiser, Monica Casadei, Roberto Zibetti, Pier Luigi Pizzi, Susanna Beltrami, muovendomi tra Italia, Francia, Germania e Brasile.

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Nel 2005 nasce Zerogrammi, organismo di produzione della danza di cui sono fondatore e direttore artistico, con cui ho prodotto numerose creazioni in collaborazione con teatri e festival internazionali in Italia, Portogallo, Francia, Russia, Singapore, Olanda, Germania, Spagna, Taiwan, Finlandia, Islanda, Svizzera, ottenendo premi e riconoscimenti tra cui la Golden Mask dal Bolshoi Theatre nel 2012, il Premio Hystrio nel 2013 e il Premio Danza&Danza nel 2021.
 

Parallelamente alla creazione coreografica, nel corso degli anni ho ideato e diretto progetti che hanno potuto declinare i linguaggi della scena al servizio di contesti formativi, sociali e di comunità, in collaborazione con organismi e istituzioni operanti in ambiti trasversali a quello artistico e svolgendo al contempo una intensa attività di formatore e tutor.

 

Dal 2012 dirigo CASA LUFT, sede di Zerogrammi e casa di produzione coreografica in Piemonte, dove coordino un’articolata progettualità che si snoda tra produzione, residenza artistica e formazione professionale (oltre 100 progetti e autori sostenuti e prodotti dal 2012).
 

Il mio percorso artistico, arricchito dall'esperienza di linguaggi e contesti diversi, diventa il volano di output differenti e paralleli: intorno alla definizione delle creazioni coreografiche ho firmato nel tempo prodotti editoriali, cataloghi fotografici e progetti cinematografici tra cui il più recente Elegìa delle cose perdute, premiato nel 2022 come Miglior Film presso festival internazionali tra cui Riff (Norvegia), PDFF (Usa), Experimental dance festival (Canada), International meeting on video dance (Spagna).

 

Il linguaggio della danza dialoga e si contamina con la letteratura, la fotografia, il video e le arti plastiche, definendo le tappe di un diario di viaggio e di ricerca, anche geografica e antropologica. Il processo creativo diventa rapporto dialettico tra linguaggi, culture, esperienze diverse.

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In questo percorso la fotografia è il linguaggio cui torno più frequentemente in cerca di sintesi delle mie peregrinazioni creative, e lo strumento con cui posso più facilmente mettere a fuoco la relazione tra corpo proprio e corpo del mondo, tra spazio e tempo in un gioco che ama rimescolare le carte rovesciando la percezione di corpo e paesaggio, di passato e futuro.

© vituccia
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